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sabato 27 febbraio 2010

LE RISPOSTE NON DATE

Il 24 febbraio scorso, durante un incontro pubblico tenuto nel salone parrocchiale di Rottofreno per presentare il bilancio di previsione per l'anno 2010, è stato chiesto al vice sindaco Giovanni Perotti se fosse vero che, fra le tante vicende giudiziarie che vedono coinvolta l'amministrazione comunale, vi sia anche un presunto conflitto di interesse per un assessore della Giunta Maserati.
Si tratterebbe, in pratica, dell'esistenza di un vincolo di parentela con uno o più soggetti privati interessati agli sviluppi della cava di Boscone Cusani e/o alla realizzazione della bretella che dovrebbe evitare il transito, all'interno dell'abitato di Santimento, dei mezzi pesanti che trasportano sabbia e ghiaia prelevate dalla cava sul Po.
Secondo quanto sostenuto anche in uno dei ricorsi presentati al TAR di Parma, uno degli assessori di Rottofreno avrebbe tranquillamente partecipato (e votato, ovviamente a favore) a riunioni della Giunta e del Consiglio Comunale di Rottofreno che si occupavano di questioni che, in qualche misura, interessavano persone con le quali era ed è in rapporto di parentela entro il quarto grado.
Noi non sappiamo quale sia la verità ed aspettiamo fiduciosi la pronuncia del TAR, ma ci chiediamo come mai il vice sindaco non abbia voluto dare alcuna risposta. Difficile credere che all'interno della giunta l'argomento non sia stato affrontato. E allora, perché mai non fugare ogni dubbio e, davanti ai cittadini presenti - non molti per la verità - dire, una volta per tutte, una parola chiara ed inconfutabile. Invece non vi è stata, da parte di Perotti, alcuna risposta bensì un'oscura minaccia di chiedere un risarcimento a tutti coloro i quali hanno osato opporsi alle decisioni del Comune.
Ancora una volta la giunta Maserati ha chiarito quale sia l'interpretazione, del tutto singolare, che dà del confronto democratico e dell'esercizio del diritto di critica. Che nessuno si permetta di dissentire, criticare, protestare, altrimenti, come ha riferito Perotti, un "pool di avvocati" (ingaggiati dal comune con i soldi dei cittadini) provvederà a fargliela pagare cara. Sembra di risentire, per l'ennesima volta, l'ormai trito e ritrito slogan: NON DISTURBATE IL MANOVRATORE.
Solo che, questa volta, i protagonisti appartengono ad un'amministrazione che, almeno in teoria, dovrebbe far riferimento ad una tradizione - quella democratica, popolare e riformista - che ha sempre considerato il confronto come un arricchimento e non come un fastidioso rituale di cui sbarazzarsi.